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Protezione Dati | Dpo
Fondamentale per le PMI
CHI È IL DATA PROTECTION OFFICER | DPO O RPD?
Il Data Protection Officer | DPO (in italiano Responsabile della Protezione dei dati | RPD) è una figura introdotta dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati 2016/679 | GDPR, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale europea L. 119 il 4 maggio 2016 e che è obbligatoria in alcuni settori e per alcuni trattamenti.
Il DPO è un professionista (sia esso soggetto interno o esterno) che deve avere un ruolo aziendale con competenze giuridiche, informatiche, di risk management e di analisi dei processi.
La sua responsabilità principale è quella di osservare, valutare e organizzare la gestione del trattamento di dati personali (e dunque la loro protezione) all’interno di un’azienda, sia essa pubblica che privata, affinché questi siano trattati nel rispetto delle normative privacy europee e nazionali.
Il Data Protection Officer, inoltre, è il punto di contatto dell’azienda nei confronti dell’Autorità Garante Privacy e dell’interessato al trattamento.
QUALI SONO I SERVIZI DEDICATI ALLE AZIENDE?
Il servizio dedicato alle aziende in materia di privacy è articolato nelle seguenti fasi:
• Consulenza Privacy e assistenza annuale.
• Privacy Audit: verifica aziendale.
• Responsabile della Protezione dei Dati Personali
• Definizione Piano Intervento Privacy (organigramma privacy).
• Predisposizione delle nomine di Responsabile del trattamento, soggetti autorizzati al trattamento, amministratore di sistema.
• Redazione delle informative sul trattamento dei dati e dei relativi consensi.
• Redazione dei Registri delle attività di trattamento.
• Regolamento aziendale sull’utilizzo di strumenti informatici (policy aziendali).
• Supporto nella predisposizione della valutazione d’impatto sulla protezione dei dati.
• Videosorveglianza e Geolocalizzazione.
• Verifica della conformità ed eventuale adeguamento del sito web (cookie, profilazione, marketing)
• Consulenza su casi particolari, quali: ricorsi, segnalazioni, pareri, attività ispettive, autorizzazioni.
• Attività di formazione e aggiornamento interni.
GDPR, PERCHÉ LA PROTEZIONE DEI DATI È UN DIRITTO FONDAMENTALE?
L’importanza della tutela della privacy si riflette nelle numerose e complesse fonti normative, sia nazionali sia comunitarie, oggetto di continui sviluppi ed integrazioni, in particolare alla luce dell’incessante progresso tecnologico e delle rilevanti conseguenze che esso ha sulle forme di protezione di tale diritto.
A livello comunitario, il valore che il diritto alla protezione dei dati ha ormai ottenuto emerge chiaramente, in primo luogo, da due delle norme fondamentali dell’Unione Europea, il Trattato sul Funzionamento dell’UE (art. 16) e la Carta dei diritti fondamentali dell’UE (art. 8), nelle quali viene affermato che “Ogni persona ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che la riguardano“.
Non sorprende allora che il GDPR, come peraltro numerose disposizioni nazionali ed internazionali, tra cui lo stesso Codice Privacy italiano (d.lgs. 196/2003), abbia fatto proprio questo principio e riconosca la protezione dei dati personale quale diritto fondamentale dell’individuo.
Un ruolo centrale finora è stato rivestito dal Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati personali o, più semplicemente, Codice della Privacy), con il quale è stato consacrato dalla legislazione nazionale il diritto alla protezione dei dati personali. Il Codice si preoccupava di offrire una protezione, per quanto possibile, completa, e presentava quindi una struttura normativa assai complessa, corredata da diversi allegati (fra cui il Disciplinare tecnico in materia di misure minime di sicurezza), e ulteriormente integrata dalle disposizioni contenute nei codici di deontologia e buona condotta, delle pronunce e dei pareri del Garante.
LE OPPORTUNITÀ PER LE PMI
Le imprese, anche le più piccole, possono sfruttare le intelligenze artificiali per migliorare la produzione e generare profitti più significativi. È importante, almeno in questa fase iniziale, che le imprese collaborino con le università e con i ricercatori che potranno aiutare le aziende ad implementare questa tecnologia nei loro sistemi. L’IA in breve tempo offrirà delle possibilità di crescita importanti anche per le PMI italiane. Inoltre è importante sottolineare come questo tipo di tecnologia nei prossimi mesi e anni avrà un impatto molto importante non solo a livello produttivo ma anche a livello economico e sociale.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL LAVORO
In un futuro molto vicino si prevede che le applicazioni dell’intelligenza artificiale provocheranno una riduzione dell’80% dei posti di lavoro con il contemporaneo aumento del 50% della produttività. Questo non significa che le macchine sostituiranno la presenza umana in azienda, sicuramente sostituiranno l’uomo in alcuni compiti ma potranno rendere più produttiva l’impresa e modificare le figure lavorative richieste. Una chatbot con intelligenza artificiale per esempio non sarà utile solo a grandi aziende ma anche a pizzerie e parrucchieri che in questo modo potranno gestire i clienti e le loro richieste. Un sistema come questo elimina i tempi di attesa, risponde alle domande, fornisce informazioni e, cosa più importante di tutte, accumula dati su dati sulla clientela, permettendone un’efficacissima profilazione.
LE POTENZIALITÀ DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Per i motivi sopraelencati l’IA rappresenta uno strumento di marketing, per la gestione post-vendita e per creare coinvolgimento con i clienti affezionati. Secondo diversi studi di mercato inoltre molti utenti preferiscono parlare con bot automatico piuttosto che attendere per diversi minuti la risposta di un operatore o la risposta via email che spesso tarda ad arrivare. Quello che si prospetta dunque è un mondo di oggetti intelligenti che non si limiteranno ad eseguire le azioni da noi impostate ma che interagiranno con noi in ogni momento. Wearable, valigie smart, oggetti per la casa intelligenti e anche elettrodomestici che riducono i consumi e migliorano la qualità della nostra vita.
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Frequently asked questions
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COS’È LA BLOCKCHAIN?
Si tratta di un data base distribuito (una sorta di registro delle transazioni dove i dati non sono memorizzati su un solo computer, ma su più macchine collegate tra loro via Internet, attraverso un’applicazione dedicata che permette di interfacciarsi con la “catena”) fatto di blocchi di dati che memorizzano transazioni; per essere consolidato all’interno di un blocco, ogni dato, e successivamente ogni blocco prima di essere inserito nella “catena”, viene sottoposto a un processo di validazione.
COME FUNZIONA?
Prima di procedere dobbiamo prendere dimestichezza con due termini: nodi della blockchain e miner. I primi sono i computer della rete che hanno scaricato la blockchain nella loro memoria; chiunque può diventare un nodo, tramite l’apposito programma (Bitcoin Core per esempio per Blockchain Bitcoin). I miner sono coloro che effettuano il controllo delle transazioni, grazie a computer molto potenti e attraverso un protocollo di validazione piuttosto complesso (spiegato più avanti), e il cui lavoro viene ripagato con un premio (il termine ormai condiviso per questa operazione è “minare”, italianizzando il termine inglese to mine ossia estrarre).
Il protocollo di validazione (che definisce gli algoritmi validanti e chi può essere un miner) rappresenta dunque l’elemento vitale principale della blockchain perché è proprio da questo che dipendono sostanzialmente la velocità della catena e la sua sicurezza (gli algoritmi che governano questo processo non solo validano che ogni nuova immissione risponda a determinati criteri, ma impediscono anche che possano essere manomessi i dati già presenti nella catena). È dunque in questo ambito che si vedono le principali evoluzioni e che si differenziano, dal punto di vista tecnologico, le diverse blockchain. È comunque importante sottolineare che non necessariamente un protocollo è migliore di un altro: l’utilizzo dell’uno o dell’altro dipende anche dal tipo di applicazione per la quale viene utilizzata la blockchain.
I principali protocolli di validazione sono:
Proof of Work – È il protocollo di validazione primigenio, sul quale si è basata la prima blockchain, Bitcoin, e a tutt’oggi ancora il più diffuso. Ogni 10 minuti un nuovo blocco, contenente migliaia di transazioni, viene immesso nella blockchain. La criticità di questo meccanismo risiede nella velocità per minare un blocco perché è un protocollo che, al crescere della blockchain, richiede sempre maggiore potenza elaborativa nei computer dei miner. Il tempo di validazione di una transazione (10 minuti) è uno dei motivi dal quale derivano le maggiori criticità in termini di scalabilità della tecnologia.
Proof of Stake – Nasce per far fronte al problema della scalabilità del precedente protocollo, semplificando il processo di mining. Il protocollo prevede inoltre che quando viene aggiunto un nuovo blocco venga automaticamente scelto il creatore del blocco successivo; per effettuare questa operazione di selezione vengono oggi utilizzati metodi diversi.
Federated Byzantine Agreement (FBA) – Se quelli descritti sono i due protocolli principali, ne sono stati poi creati altri, in parte derivazione di questi, in parte con elementi totalmente nuovi. Tra i più interessanti segnaliamo Federated Byzantine Agreement (FBA), sviluppato da Stellar Development Foundation (e utilizzato dalla seconda metà del 2015 dalla blockchain Stellar) basato su unità di fiducia (quorum slices) decise dai singoli server che insieme stabiliscono il livello di consenso del sistema
COME CAMBIERÀ IL BUSINESS?
La blockchain permette a chiunque di definire un suo “Token”, una “moneta virtuale” che possa essere scambiata liberamente. Inoltre, esattamente come i token, si possono rilasciare certificazioni agli utenti in maniera completamente automatizzata. Qualora pensiate che il vostro business possa beneficiare dalla creazione di una piattaforma di gestione di punti e/o buoni collegati alla creazione di valore, la definizione di un token sulla blockchain potrebbe essere una soluzione valida.